Il palermitano è devoto, molto devoto e la sua devozione la manifesta palesemente anche con rinunce che stroncherebbero qualsiasi integralista.
Certo non si farebbe saltare in aria per la causa ma si sottopone a privazioni di ogni genere.
Per S.Lucia, in particolare, la sofferenza è enorme: si tratta addirittura di rinunciare a mangiare, per una giornata intera, pane e pasta, cosa questa assolutamente inconcepibile per un panormita doc che basa la sua alimentazione quasi esclusivamente su questi due alimenti.
Cosa non si fa per la devozione!
Certamente un minimo di consolazione deve essere pur tollerata! Mica siamo santi! Dobbiamo pur nutrirci, giusto quel che serve per la giornata.
Comincerei quindi con una cinquina di arancine, proseguirei poi con una bella zuppa di ceci, seguita da un piccolo (3 chili)
timballo di patate, detto volgarmente "gattò" del quale esiste anche una versione "vastasa" detta "grattò" che fa soffrire maggiormente perchè include, oltre al "capoliato" (tritato di carne di vitello) anche aggiunte anomale quali "mortazza" tagliata a dadini e la famosa "salama" Napoli.
Siccome la bocca "non è stracca se non sa di pecora" (sarebbe giusto dire "vacca" ma qui non va bene) è opportuno concludere il parco e devoto pasto con una modica quantità (500 grammi abbondanti) di cuccìa, un dolce a base di crema di ricotta arrichhita con "cocci" di grano tenero bollito, pezzetti di cioccolato fondente, capello d'angelo, frutta candita (qualcuno ci mette anche musso, frittola e carcagnolo).
Alla fine della giornata quindi, il nostro palermitano sarà lieto di aver rinunciato alla sua alimentazione quotidiana per il rispetto della tradizione che vuole ricordare la devozione dei siracusani per S.Lucia.
A proposito: ma che abbiamo a che fare noi con Siracusa, tenuto conto, tra l'altro, che in quella città la festa non è partecipata nello stesso modo? Mah! Misteri della fede.
Certo non si farebbe saltare in aria per la causa ma si sottopone a privazioni di ogni genere.
Per S.Lucia, in particolare, la sofferenza è enorme: si tratta addirittura di rinunciare a mangiare, per una giornata intera, pane e pasta, cosa questa assolutamente inconcepibile per un panormita doc che basa la sua alimentazione quasi esclusivamente su questi due alimenti.
Cosa non si fa per la devozione!
Certamente un minimo di consolazione deve essere pur tollerata! Mica siamo santi! Dobbiamo pur nutrirci, giusto quel che serve per la giornata.
Comincerei quindi con una cinquina di arancine, proseguirei poi con una bella zuppa di ceci, seguita da un piccolo (3 chili)
timballo di patate, detto volgarmente "gattò" del quale esiste anche una versione "vastasa" detta "grattò" che fa soffrire maggiormente perchè include, oltre al "capoliato" (tritato di carne di vitello) anche aggiunte anomale quali "mortazza" tagliata a dadini e la famosa "salama" Napoli.
Siccome la bocca "non è stracca se non sa di pecora" (sarebbe giusto dire "vacca" ma qui non va bene) è opportuno concludere il parco e devoto pasto con una modica quantità (500 grammi abbondanti) di cuccìa, un dolce a base di crema di ricotta arrichhita con "cocci" di grano tenero bollito, pezzetti di cioccolato fondente, capello d'angelo, frutta candita (qualcuno ci mette anche musso, frittola e carcagnolo).
Alla fine della giornata quindi, il nostro palermitano sarà lieto di aver rinunciato alla sua alimentazione quotidiana per il rispetto della tradizione che vuole ricordare la devozione dei siracusani per S.Lucia.
A proposito: ma che abbiamo a che fare noi con Siracusa, tenuto conto, tra l'altro, che in quella città la festa non è partecipata nello stesso modo? Mah! Misteri della fede.
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