Il facitore di puzzle era contento di se'.
Aveva iniziato a fare puzzle da alcuni anni e la sua era stata una vera e propria progressione.
Dapprima si era specializzato nei puzzle da 100 pezzi e per un certo tempo si era divertito a comprarne una caterva. Il suo scopo era quello di assemblare le tessere nel minor tempo possibile.
Quando arrivò a 30 secondi capì che non si poteva fare di meglio per cui si stufò e passò ad un livello di difficoltà maggiore: 500 pezzi. Anche qui passò parte del suo tempo a battere il record di velocità ma meno di 2 minuti e 45 non si poteva proprio fare.
Quindi passò al livello superiore: 1000 pezzi.
Il facitore di puzzle era contento e i puzzle si affastellavano nella sua casa sino ad occupare in pratica tutte le sue stanza. Avrebbe potuto regalarne alcuni, di puzzle. Ma il facitore si era affezionato ai suoi puzzle che naturalmente conosceva e riconosceva a memoria.
Se qualcuno gli chiedeva il perchè di questa passione sfrenata la sua risposta era sempre la stessa: "Nella vita bisogna sempre mettere le cose a posto. Ogni piccola cosa in questo universo ha un suo posto e tocca a noi trovarlo"
Il facitore di puzzle continuò nella sua progressione: 2000 pezzi, poi 3000 e ancora 4000 mila e infine 5000. Le sue giornate passavano in casa, chino sulla sua scrivania a cercare di mettere ogni piccola tessera al suo posto. Certe volte dimenticava di mangiare e in pratica non aveva più amici, il facitore di puzzle. Ma non se ne accorgeva e la sua vita trascorreva così passando da un puzzle all'altro, senza sosta.
Poi un giorno, mentre stava per concludere il suo ennesimo puzzle di 6000 pezzi, si accorse che proprio alla fine c'era l'ultima tessera che, nella forma, non corrispondava per nulla allo spazio libero che era rimasto, posto com'era giusto al centro della figura. "Impossibile" -pensò tra se' e se- "non è mai accaduto prima. I puzzle son fatti al computer, non è possibile sbagliare".
Non riusciva a darsi pace il povero facitore. Decise allora di smontare il puzzle e di rifarlo daccapo. Alla fine del suo sforzo tuttavia si ritrovò sempre con la stessa tessera, ma paradossalmente lo spazio vuoto non era quello di prima ma un altro, in un altro posto della figura.
Sembrava impazzito il facitore e smontò e rimontò decine di volte quel puzzle; ma ogni volta quella maledetta tessera non trovava la giusta collocazioine e soprattutto quel bastardo di spazio era sempre in un posto diverso: una volta in alto, una volta in basso, una volta di qua, un'altra volta di là. "Non è possibile, forse sto diventando pazzo" si disse.
Intanto il tempo passava e il facitore si era ridotto ad una larva umana. Magro, anoressico, si nutriva di qualche liquido, non usciva mai di casa e non vedeva più nessuno e nessuno lo cercava più.
Quasi allo stremo delle forze, decise ancora una volta di tentare di ricostruire il suo puzzle. Le forze gli mancavano, giaceva quasi riverso sulla scrivania, accoccolato accanto al suo puzzle. Di tanto in tanto un rivolo di saliva gli usciva dalla bocca, scendeva lungo la barba incolta e veniva a depositarsi sul puzzle esattamente come una lumaca che con la sua bava traccia un percorso.
Non ci vedeva quasi più il facitore di puzzle e strabuzzava gli occhi alla ricerca delle tessere da inserire. Sapeva di essere alla fine della sua strada ma prima di morire voleva avere quest'ultima soddisfazione.
Così, con un ultimo sforzo, riuscì ad inserire le ultime tessere mancanti.
Sì, ce l'aveva fatta! Era riuscito a finire il puzzle. Aveva vinto lui, anche questa volta. Con l'ultimo smozzico di forza rimastagli si sollevò a fatica sulle braccia per guardare il puzzle nella sua interezza e solo allora si rese conto del soggetto della foto a cui non aveva mai fatto attenzione prima: era una grossa lapide funeraria, al centro della quale si leggevanonitidamente il suo nome e cognome, la sua data di nascita e di morte (quel giorno stesso) e la scritta "Qui giace un misero uomo che sprecò buona parte della sua piccola ed inutile esistenza nella vana illusione di poter sempre mettere tutte le cose a posto".
Aveva iniziato a fare puzzle da alcuni anni e la sua era stata una vera e propria progressione.
Dapprima si era specializzato nei puzzle da 100 pezzi e per un certo tempo si era divertito a comprarne una caterva. Il suo scopo era quello di assemblare le tessere nel minor tempo possibile.
Quando arrivò a 30 secondi capì che non si poteva fare di meglio per cui si stufò e passò ad un livello di difficoltà maggiore: 500 pezzi. Anche qui passò parte del suo tempo a battere il record di velocità ma meno di 2 minuti e 45 non si poteva proprio fare.
Quindi passò al livello superiore: 1000 pezzi.
Il facitore di puzzle era contento e i puzzle si affastellavano nella sua casa sino ad occupare in pratica tutte le sue stanza. Avrebbe potuto regalarne alcuni, di puzzle. Ma il facitore si era affezionato ai suoi puzzle che naturalmente conosceva e riconosceva a memoria.
Se qualcuno gli chiedeva il perchè di questa passione sfrenata la sua risposta era sempre la stessa: "Nella vita bisogna sempre mettere le cose a posto. Ogni piccola cosa in questo universo ha un suo posto e tocca a noi trovarlo"
Il facitore di puzzle continuò nella sua progressione: 2000 pezzi, poi 3000 e ancora 4000 mila e infine 5000. Le sue giornate passavano in casa, chino sulla sua scrivania a cercare di mettere ogni piccola tessera al suo posto. Certe volte dimenticava di mangiare e in pratica non aveva più amici, il facitore di puzzle. Ma non se ne accorgeva e la sua vita trascorreva così passando da un puzzle all'altro, senza sosta.
Poi un giorno, mentre stava per concludere il suo ennesimo puzzle di 6000 pezzi, si accorse che proprio alla fine c'era l'ultima tessera che, nella forma, non corrispondava per nulla allo spazio libero che era rimasto, posto com'era giusto al centro della figura. "Impossibile" -pensò tra se' e se- "non è mai accaduto prima. I puzzle son fatti al computer, non è possibile sbagliare".
Non riusciva a darsi pace il povero facitore. Decise allora di smontare il puzzle e di rifarlo daccapo. Alla fine del suo sforzo tuttavia si ritrovò sempre con la stessa tessera, ma paradossalmente lo spazio vuoto non era quello di prima ma un altro, in un altro posto della figura.
Sembrava impazzito il facitore e smontò e rimontò decine di volte quel puzzle; ma ogni volta quella maledetta tessera non trovava la giusta collocazioine e soprattutto quel bastardo di spazio era sempre in un posto diverso: una volta in alto, una volta in basso, una volta di qua, un'altra volta di là. "Non è possibile, forse sto diventando pazzo" si disse.
Intanto il tempo passava e il facitore si era ridotto ad una larva umana. Magro, anoressico, si nutriva di qualche liquido, non usciva mai di casa e non vedeva più nessuno e nessuno lo cercava più.
Quasi allo stremo delle forze, decise ancora una volta di tentare di ricostruire il suo puzzle. Le forze gli mancavano, giaceva quasi riverso sulla scrivania, accoccolato accanto al suo puzzle. Di tanto in tanto un rivolo di saliva gli usciva dalla bocca, scendeva lungo la barba incolta e veniva a depositarsi sul puzzle esattamente come una lumaca che con la sua bava traccia un percorso.
Non ci vedeva quasi più il facitore di puzzle e strabuzzava gli occhi alla ricerca delle tessere da inserire. Sapeva di essere alla fine della sua strada ma prima di morire voleva avere quest'ultima soddisfazione.
Così, con un ultimo sforzo, riuscì ad inserire le ultime tessere mancanti.
Sì, ce l'aveva fatta! Era riuscito a finire il puzzle. Aveva vinto lui, anche questa volta. Con l'ultimo smozzico di forza rimastagli si sollevò a fatica sulle braccia per guardare il puzzle nella sua interezza e solo allora si rese conto del soggetto della foto a cui non aveva mai fatto attenzione prima: era una grossa lapide funeraria, al centro della quale si leggevanonitidamente il suo nome e cognome, la sua data di nascita e di morte (quel giorno stesso) e la scritta "Qui giace un misero uomo che sprecò buona parte della sua piccola ed inutile esistenza nella vana illusione di poter sempre mettere tutte le cose a posto".
10 commenti:
qst storia rispecchia perfettamente lo sforzo di mille uomini della storia k invano cercarono di construire le basi di un futuro solido, ma cn poco successo, forse è qst di cui abbiamo bisogno oggi, cercare di sistemare un pò tutto nella nostra vita quotidiana, è vero k il facitore è morto "facendo", ma noi moriremo "nn avendo provato..."
purtroppo siamo stregati da qst nostro stile di vita, troppo legati a qst nuova droga kiamata "DENARO" stiamo andando alla deriva, e ne è la prova il mondo dove viviamo sempre + verso il degrado totale...
E se il facitore avesse avuto un'aiuto? cosa avrebbe potuto fare in +?
ah dimenticavo...complimenti a sua figlia x i disegni =) davvero brava...peccato nn sfruttare qst passione...faccio qst osservazione xk se ben ricorda anke a me piace disegnare e devo dire k in qst anni ho fatto un passo avanti in qst campo =) notte
Il problema del facitore è che ha semplicemente sbagliato a pensare di poter mettere tutto a posto solo per lo stupido piacere di farlo e non per una reale necessità di vita.
A mio avviso noi dovremmo cercare di mettere le cose a posto non in modo stupido ma semplicemente in modo reale; se qualche tessera non va al suo posto dommage; l'importante che si legga il quadro generale mentre il facitore a forza di concentrarsi sulla piccola tessera mancante ha perso di vista proprio il quadro generale, che è, per me, la cosa più importante.
Credo che ognuno di noi arrivi al punto in cui necessita di ordine, ma questo, come ogni cosa nella vita, non deve essere portato agli estremi...bisognerebbe cercare ed individuare il giusto livello tra ordine e caos..entrambi gli eccessi potranno solo portare alla distruzione..come è stato per il facitore...ma riflettiamo un pò: cosa potrebbe succedere a chi vive solo nel caos senza un minimo di ordine...?!?!?!? Giovanna!
Il mio giochetto vuole solo essere un paradosso rivolto a chi pensa sempre di poter mettere le cose a posto. Non ti è mai successo nella vita di incontrare uno che ti dice: non ti preoccupare aggiusto tutto io. Di queste persone, che vogliono sempre mettere tutto a posto, ho un po' paura perchè per troppo pragmatismo perdono di vista la realtà. Ci sono momenti, situazioni, in cui anche se ti sforzi, le cose a posto non le potrai mai mettere. Allora in questo caso è meglio lasciarle come sono. Alcune di esse si rimettono a posto da sè, altre no.
l'intelligenza o forse la furbizia è capire per tempo quali sono le cose su cui non abbiamo alcun potere, quelle cose che si metteranno a posto da sè o che rimarranno sempre nel caos, e quindi prima che l'ossessione ci distrugga! il nostro caro facitore non è stato tanto furbo e intelligente!Giovanna
mi dimenticavo...io sono una sostenitrice del detto "chi fa da sè fa per tre" qindi diffido da chi mi dice "ci penso io" mi sanno tanto di "quaqquaraqqua" che si aprono la bocca grande grande e poi ti lasciano nella cacca, e sono capaci di incasinarti la vita più di quanto lo era prima!!! non so se ci intendiamo!Giovanna
Tanto per buttarla sulla politica sai bene come la pensi io. Penso a quel tipo che dice "ora li risolvo io i problemi dell'italia" in nostro piccolo duce del 21simo secolo monsieur Berlusconi, che vive di megalomanìa.Ecco, i megalomani sono sempre pericolosi, perchè hanno una grande super mega esaltazione del proprio ego e quindi non pensano mai di potersi sbagliare e poi alla fine, proprio per questo, non hanno l'umiltà di dire "scusate ho sbagliato" e ti trascinano sino in fondo. Sai quanti ne ha visti la storia (Hitler, Mussolini, ma anche Totò Riina, tutta gente che si sentiva invincibile)
se si parla di politica allora, dato che sono dello schieramento opposto, ricordo benissimo il sig. Prodi che diceva di risanare l'Italia e l'ha solo messa più in ginocchio di quanto già non lo fosse....ormai ho smesso di credere nei politici...da qualsiasi parte essi stiano...perchè fanno tutti i megalomani puntandosi il dito uno contro l'altro ma poi la soluzione è sempre la stessa....noi ne piangiamo le conseguenze...non so quale sia stato il male peggiore per noi...o forse entrambi lo sono!!!
Quando lasci qualcuno occuparsi degli affari tuoi è sicuro che quello si piglia tutto. Bisogna sempre rompere le palle a chi ti amministra e non pensare che sono tutti uguali. C'è chi fa schifo, c'è chi fa molto schifo, c'è chi fa molto, molto, molto schifo e c'è infine chi fa meno schifo. Bisogna ricordarsene sempre al momento giusto e, quando non va, farsi sentire; perchè c'è sempre modo di farsi sentire
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