Piccolo gioco. Ho scritto un breve racconto. Vorrei sapere cosa ne pensate e soprattutto vorrei avere una vostra interpretazione. Di cosa sto parlando? Chi è la mia collega B?
Sono molto preoccupato. Non ho paura, anche se stanno attorno a me, e sono in molti; li vedo, li sento, anzi sono loro che si fanno vedere e sentire. Da qualche tempo crescono di numero, lentamente ma inesorabilmente, mentre noi siamo sempre di meno.
Tempo fa, mi chiedevo come mai aumentassero giorno dopo giorno, poi ho capito. Non sono loro che si moltiplicano, sono i nostri che disertano e cambiano bandiera. Passano all'altra sponda alla spicciolata, senza nemmeno accorgersene. E non lo fanno certo per cattiveria. Sono condizionati dagli eventi. Sta di fatto che la loro tribù aumenta mentre il nostro gruppo si assottiglia.
Eppure mi ricordo ancora come cominciò la cosa. All'inizio erano pochi e se fossimo stati attenti avremmo potuto sconfiggerli facilmente. Quando arrivarono però non abbiamo subito intuito quanto il loro modo di fare potesse essere pericoloso. Al contrario cominciammo ad imitarlo, così, inconsciamente. Chi poteva immaginare che di lì a poco ci avrebbero sopraffatto?
Non ho paura. Sono solo preoccupato. Per il mio futuro, per quello dei miei, dei nostri figli. Per loro è ancora più difficile resistere, le tentazioni sono molto forti. Anch’io, nei momenti di incertezza e di sconforto, non so come comportarmi.
Qualche giorno fa qualcuno mi ha detto :
-“Non lo vedi che sei rimasto solo? Non sei stanco di combattere dalla parte sbagliata? Perché ti ostini? Diserta. Diventa uno di noi. Non è difficile, basta che ti lasci andare, che segui la corrente, che fai quello che vuoi, senza regole, in piena e totale libertà. Da noi non ci sono regole e non devi fare nessun sacrificio. Non soffrirai, anzi al contrario finalmente sarai felice perchè non dovrai rinunciare a nulla. Potrai lasciarti andare e così facendo, senza neppure volerlo, farai parte della nuova tribù, della nuova etnia. Anzi, se ci rifletti un po’, già ci fai parte”
Così mi disse ma allora non ho voluto credergli.
Oggi però è diverso; mi sono deciso: stasera diserterò anch’io. Non lo farò tutto in una volta, naturalmente. Sarebbe impossibile per me abituarmi alla nuova tribù. Lo farò poco alla volta ma ho deciso che comincerò stasera.
Ho incontrato la mia collega B. Mentre la sento parlare mi sembra che il tempo si sia fermato. Nella vita come nel lavoro, continua a comportarsi come se il mondo sia rimasto fermo a trent’anni fa. Tutto immobile. La gente cambia, il mondo cambia ma lei rimane ferma nelle sue convinzioni, che poi sino a stasera erano anche le mie.
Le dico che oramai sto passando anch’io dall'altra parte, che mi sento circondato e che ho deciso di mollare. Lei mi dice:
- “Non hai il diritto di rinunciare al tuo modo di vivere; continua per la tua strada; vedrai che qualcuno ti resterà accanto in questa tua scelta. Sai benissimo che sei, che siamo nel giusto ed è la storia dell’umanità che ce lo conferma. E poi, non saresti felice dall’altra parte. E neanche i tuoi figli, che ti somigliano troppo. Pensaci. Se è vero che è dura combattere in pochi contro la tribù, è anche vero che tu non hai scelta: tu hai una coscienza. Anche se disertassi non potresti mai essere felice, non ti adatteresti mai del tutto.”
Ho molto riflettuto sulle sue parole e devo dire che ha ragione.
L’unica considerazione veramente giusta è che, comunque vada, qualunque sia la mia scelta, non sarò mai completamente felice. Infatti se resto, probabilmente sarò sempre più solo, circondato, emarginato, forse costretto a scappare. Se diserto però sono sicuro che difficilmente potrò abituarmi ad una nuova esistenza. Non accetterei mai sino in fondo le nuove abitudini, né il linguaggio della nuova tribù e soprattutto resterei ancora più solo perchè lì ognuno pensa solo a sè stesso.
E allora tanto vale restare con i miei, cercare di resistere e combattere contro la tribù. Potrei addirittura provare a cambiare strategia, per esempio cercando di infiltrarmi tra le loro fila per convincere alcuni di loro a disertare, a passare dalla nostra parte. Spiegherò loro perché è giusto stare con noi, perché i nostri comportamenti meritano attenzione, perché, pur essendo difficile da sposare, alla fine la nostra scelta è quella vincente. Certo ci vorranno mesi, forse anni perchè i risultati arrivino ma la forza della nostra parola, del nostro fare, della nostra storia li convincerà. E se proprio non ce la dovessimo fare, preferisco finire i miei giorni in serenità, circondato da coloro che mi vogliono bene.
A questo punto il racconto si interrompe.
Secondo voi, come potrebbe concludersi la storia?
Aggiungete i vostri finali. Li pubblicherò in modo anonimo (se vorrete) al rientro dalla Polonia.
Un abbraccio a tutti voi e mi raccomando: fantasia al potere