sabato 19 giugno 2010

Chi tardi arriva bene alloggia

Sono scooterista da quando avevo 15 anni cioè da circa quarant'anni e ne ho visto, e ne vedo ancora, di cotte e di crude circolando per le strade intasate e perigliose di Palermo, la mia città.
Da noi l'uso della moto (e in particolare dello scooter) è piuttosto diffuso sia per far fronte a una circolazione particolarmente caotica, sia per la mitezza del nostro clima (che di recente, però è molto meno mite di prima) che consente l'uso delle due ruote praticamente per tutto l'anno.
Certo la guida dei centauri nostrani non è proprio da manuale e spesso i giornali riportano notizie di incidenti gravi, talora anche mortali, che coinvolgono proprio i guidatori delle due ruote (quasi sempre di sesso maschile).
Noi scooteristi, in particolare, ci sentiamo sempre sicuri di noi e, novelli Valentino Rossi, sfrecciamo impavidi tra le auto senza pensare ai rischi che si possono correre. Quando, per esempio, passiamo nei pressi di un incidente nel quale è coinvolto un nostro "collega" pensiamo tra noi: "a me questo non succederebbe mai". Salvo poi andarci a "stimponiare" (leggasi "intipare", "dare la funcia") 100 metri più oltre.
La nostra presunzione è veramente proverbiale. Se per caso ci si trova a procedere dietro un altro nostro "simile", come prima cosa ci mettiamo a tampinarlo da presso pensando: "talè chi niegghia; ancora cà si? Nca io fussi arrivato a Munnieddo" pur trovandoci naturalmente a Ponte Ammiraglio.
Lo sooterista poi ha sempre fretta. Ha fretta per vocazione, per contratto, per abitudine, anche quando non ha un cazzo da fare. E' talmente abituato ad andare di fretta che corre anche quando deve posteggiare lo scooter nel box. Per questo motivo, quando si trova immerso nel traffico caotico della nostra città, pianifica il suo percorso, facendo uno studio imediato della situazione per trovare quella che è per lui la corsia più rapida per districarsi tra le auto. Il semaforo allora diventa per lui un ostacolo inatteso ed è causa sempre di grande incazzamento perchè interrompe il flusso di continuità del suo procedere, che vorrebbe continuo. Di fronte ad un semaforo rosso allora si comporta secondo delle regole ben precise: se ha particolarmente fretta il colore del semaforo gli è assolutamente indifferente per cui passa comunque. Se invece lo scooterista è particolarmente ligio (si fa per dire) alle regole, supera tutta la fila delle macchine, da destra o da sinistra andandosi così a collocare davanti la prima macchina. E se csopraggiunge un altro scooterista? Niente paura: questi si piazzerà tranquillamente davanti al primo. E se dovesse sopraggiungerne un un terzo, poi un quarto e così via, la regola è sempre la stessa: l'ultimo che arriva passa in testa . E' una sorta di stratificazione che ha una sua utilità investigativa: si può capire chi è arrivato prima e chi è arrivato ultimo al semaforo con grande facilitàQuando gli scooter fermi davanti al semaforo diventano numerosi, il primo dell gruppo rischia di trovarsi piazzato a metà dell'incrocio trovandosi così in una situazione di pericolo. Il guidatore , quindi è "costretto" a passare lo stesso anche se il semaforo è ancora al rosso. A una tale reazione ecco che scatta l'effetto "branco" per cui il secondo scooterista penserà immediatamente tra sè "e io chi sugnu, figghibuttana?" e da'rà immediatamente una bella strizzata all'acceleratore, trascinando appresso a sè tutta la fila degli attendenti. Se poi per qualche strano caso, quasi impossibile a dire il vero, qualche "fissa" dovesse restare ad aspettare lo scattare del verde, questo povero "Cristo" viene subbissato da colpi di clacson e da improperi vari del tipo "chiffà si uorbo? Passa scimunito: unnnu viri ca e rosso?"

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