domenica 8 febbraio 2009

Lezioni dal mare 3

Ho un fratello che, come me, va per mare ma, a differenza di me, è velista. Ora, se non li conoscete, non potete neppur minimamente immaginare quante arie si diano sti velisti, quanto siano snob, quanto, per dirla papale papale si sentano un czz e mzz. Quando per caso mio fratello mi presenta a un suo amico velista il dialogo si svolge pressappoco così:
- Ti presento, mio fratello. Anche lui va per mare. Ha una piccola barca a motore.
- Ah - è la rispsta laconica dell'amico. Come dire ''Che ci vuoi fare, caro mio, anch'io in famiglia ho un parente debosciato, tossicodipendente, pluripregiuicato, pedofilo e stupratore di bambine.''
Comunque sia, per pura pietà ti fanno salire sulla loro barca (la più schifosa è lunga 15 metri) e, volutamente, cominciano a parlare tra di loro utilizzando il loro gergo, che ti esclude completamente dalla conversazione perchè assolutamente incomprensibile.
Eccone due brevi esempi.
'' L'altra volta, a causa del maltempo sono dovuto andare in cappa. Ho cazzato le vele sopravento e ho fissato il timone in modo di andare all'orza; così la barca scarrocciava un pò creando però una zona di remora sopravento''.
Capito nulla?
Oppure.
''Ora vediamo di atterrare. Dobbiamo passare accanto a quella meda gialla, prendere, con il mezzo marinaio, la cima fissata al corpo morto, tenendola lasca alla galloccia di prua, quella di dritta però, e facendola poi scorrere sotto l'opera morta per poi riprenderla di poppa e fissarla alla bitta con una gassa d'amante''.
Se a questo punto ti giri intorno cercando vanamente un marinaio molto basso, una specie di nano, nascosto chissà in quale anfratto della barca, la frittata è fatta. Cominciano a fissarti con quello sguardo di superiorità come per dire ''Ma sto buzzurro qui da dove viene'' e pensano ''Ma come si fa a campare senza sapere cos'è il mezzo marinaio'' e,
per il resto della navigazione, non ti cacano più.

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